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Alta Via Gschleier

Sentiero enodidattico

Questo sentiero didattico dedicato al vino è immerso in un paesaggio vinicolo molto curato e di grande bellezza e offre tante informazioni sulla viticoltura, sul vigneto quale habitat naturale e sulla cultura del vino.

Punto di partenza

Centro Cornaiano | Appiano

Durata

30 min.

Addatto anche a passeggini

Denominazione

Il sentiero Gschleier deve il suo nome alla parcella (= vigneto) attorno alla quale si snoda. Il nome, citato già nel 1776 nelle pagine del Catasto Teresiano, indicava uno dei sei vigneti controllati da un custode, chiamato Saltner. L’intero sentiero enodidattico attraversa terreni privati: si prega pertanto di rispettare la proprietà dei coltivatori e di tenere pulito il sentiero.

Il Saltner

Fino al 1950 circa, i Saltner, in parte anche armati e agghindati con abbigliamenti spaventosi e cappelli piumati, proteggevano il raccolto dei contadini dagli uccelli e dai furti durante il periodo di maturazione dell’uva. Erano previste delle eccezioni per i bambini e le donne incinte; loro potevano spiluccare i grappoli maturi. Il ruolo del Saltner era affidato esclusivamente a giovani celibi che vivevano nei vigneti per tutta l’estate fino al termine della vendemmia. Per questo lavoro erano adeguatamente retribuiti, inizialmente dal comune e poi dai contadini stessi.

La natura nel vigneto

La biodiversità nell’ecosistema del vigneto è molto importante. Le siepi e i muretti a secco costituiscono un prezioso habitat per insetti utili, lucertole, ricci e uccelli. Le piante presenti tra i filari sono sia un habitat, sia una fonte di nutrimento; le piante fiorite poste all’inizio del filare, invece, fungono da pascolo per le api. 

Importanti insetti utili: 

  • le coccinelle, durante lo stadio larvale, possono divorare fino a 400 afidi
  • con la loro potente proboscide, i reduvidi mangiano ragni rossi, afidi e altri insetti
  • gli acari predatori mangiano i ragni rossi nonché altri insetti e larve dannosi

Il vigneto nell’alternarsi delle stagioni

I vigneti dell’Alto Adige sono in gran parte curati e coltivati a mano.


Inverno: i vigneti vengono potati fino a lasciare solo poche gemme. Durante questa operazione si bada a potare in maniera delicata e poco traumatica, rimuovendo solo il legno di uno o due anni di età, senza tagliare mai quello più vecchio.

Primavera: i tralci di vite vengono legati ai fili che attraversano il vigneto. Dopo la germinazione si procede alla “scacchiatura”, per rimuovere i germogli troppo deboli e
ravvicinati.

Estate: i nuovi tralci, che crescono molto rapidamente, vengono posti tra i fili e, se necessario, cimati. I vignaioli eliminano anche le foglie troppo fitte nella zona dei grappoli così da consentire il passaggio di una maggiore maggiore quantitá di luce e aria.. Durante il diradamento, eliminano i grappoli in eccesso. Questa regolazione della resa garantisce una maggiore qualità delle uve e anche del vino.

Autunno: le giornate calde e le notti fredde garantiscono un rapporto equilibrato tra zuccheri e acidi e, di conseguenza, una buona qualità. Ogni varietà di uva matura in tempi diversi; la vendemmia dura quindi da fine agosto a metà ottobre.

Appiano, il più grande comune vinicolo dell’Alto Adige

Con i suoi circa 1000 ettari, Appiano è il più grande comune vinicolo dell’Alto Adige e vanta una lunghissima storia: qui si produce vino da oltre duemila anni. A partire dall’VIII secolo, a gestire le tenute vinicole dell’Alto Adige sono soprattutto monasteri bavaresi e svevi. Sotto la monarchia asburgica la viticoltura vive un grande slancio: tra i vigneti di Appiano trovano casa il Riesling e le varietà borgognone. Dagli anni ottanta, i vignaioli di Appiano hanno sposato la filosofia “qualità anziché quantità”, ottenendo in tal modo vini di qualità migliore.

Acqua e clima

La vite è considerata una pianta suffificientemente resistente alla siccità, perché dispone di un apparato radicale molto esteso e profondo. Tuttavia, se si trova a soffrire di un forte stress da siccità, produce vino di
qualità inferiore. Ad Appiano, la media delle precipitazioni annue si aggira intorno agli 800 millimetri. In caso di periodi prolungati di siccità estiva, i vigneti vengono riforniti di acqua tramite sistemi di irrigazione a goccia che assicurano un consistente risparmio idrico. 

Nell’area alpina, il cambiamento climatico è particolarmente marcato e ha come effetto precipitazioni leggermente maggiori durante l’inverno ed estati più secche e calde. Il riscaldamento globale richiede quindi un adattamento delle varietà di uva ai diversi siti di coltivazione, portandole di fatto a spostarsi verso quote più elevate. Oggi, in Alto Adige, il vino viene prodotto da vitigni collocati addirittura sopra i 1.000 metri di altitudine.

L’innesto

Un intervento antiparassitario transatlantico

Intorno al 1860, la fifillossera della vite raggiunse l’Europa dall’America. Questo pericoloso parassita attacca le radici delle varietà europee e inizió presto a minacciare l’esistenza di molti viticoltori. L’aiuto arrivò dalla patria del parassita stesso: alcune viti americane avevano infatti sviluppato una resistenza al parassita. Tuttavia, la qualità dei vini prodotti dalle vigne americane non era paragonabile a quella dei vitigni europei. Intorno al 1900, quindi, alcuni ingegnosi ricercatori innestarono le marze dei vitigni europei sull’apparato radicale delle viti americane, chiamate portainnesti. Dato che la fillossera attacca principalmente le radici delle varietà europee, queste viti innestate sui portainnesti americani erano resistenti alla fillossera, producendo però gli stessi grappoli di uva pregiati della vite europea. Questo innesto, riconoscibile per l’ispessimento del tronco della vite poco sopra il livello del terreno, è utilizzata ancora oggi e rappresenta il primo esempio di intervento antiparassitario biologico in viticoltura.

Buon terreno, buon vino

La maggioranza dei terreni di Appiano è formata da depositi di origine glaciale. Anticamente, qui si incontravano i ghiacciai dell’Adige e dell’Isarco, i quali, ritirandosi, si lasciarono alle spalle le morene di ghiaia e sabbia che ad Appiano costituiscono il tipo di terreno predominante. Lungo i pendii della Mendola si possono trovare anche detriti calcarei di roccia dolomitica. 

Un terreno adatto è il requisito fondamentale per ottenere una buona qualità delle uve e del vino. Per la coltivazione della vite, i terreni dovrebbero essere profondi, ma non stimolare troppo la crescita della pianta, perché i grappoli si sviluppano bene solo se l’accrescimento dei germogli e delle foglie termina presto.

Mentre in passato i terreni venivano ancora lavorati meccanicamente o trattati con diserbanti, oggi il vigneto è caratterizzato da un verde spontaneo e permanente. Uno svantaggio è tuttavia rappresentato dal ridotto contenuto di humus fertile negli strati più profondi del terreno. La semina autunnale di piante con radici che vanno in profondità come segale e veccia invernale migliora la fertilità del suolo e la capacità di quest’ultimo di trattenere sia acqua che sostanze nutritive.

Vigne a spalliera o pergole ombreggiate?

Fino agli anni novanta, a caratterizzare il paesaggio vinicolo altoatesino era la pergola. In questa forma di allevamento a forma di tettoia i grappoli pendono da un tetto affogliato e sono pertanto protetti dai raggi del sole più intensi. Uno svantaggio è però costituito dal clima caldo e umido che si forma sotto la copertura di foglie e che favorisce lo sviluppo di malattie e parassiti.

Negli ultimi decenni si è affermato a livello internazionale il sistema Guyot (detto anche a spalliera) in cui i tralci si aggrappano a un telaio di fili d’acciaio. Alla base dei germogli annuali si sviluppano dei grappoli liberamente pendenti e ben ventilati, meno sensibili alle malattie. La distanza tra le piante è minore e la resa inferiore, il che influisce positivamente sulla qualità del vino.

Cantine sociali & tenute

Alla fine del XIX secolo, in Alto Adige, i piccoli vignaioli privati dovettero lottare per la sopravvivenza. Parassiti come la fillossera americana, ma anche difficoltà nel commercio del vino come dazi doganali e imposte elevate, ponevano innanzi a sfide impossibili da superare per il singolo coltivatore.

La prima cantina sociale dell’Alto Adige venne fondata nel 1893. L’esempio fece subito scuola: le dodici cantine sociali presenti oggi sul territorio provinciale producono circa tre quarti del vino altoatesino. I contadini
si concentrano sulla coltivazione e la cantina sociale si occupa della produzione di vini di qualità nonché della loro distribuzione e vendita.

Negli ultimi vent’anni, tuttavia, la produzione in proprio ha registrato una ripresa. Molti giovani vignaioli si sono infatti decisi a produrre il vino delle loro uve da soli e a commercializzare i loro vini con il loro nome, o quello della loro tenuta.


Appiano conta quattro cantine sociali e più di venti tenute e cantine vinicole private, nonché produttori di spumante e distillerie.

Appiano bianco-rosso

Appiano è un vero tirolese.

Le varietà bianche e rosse crescono le une vicine alle altre. Perché? La grande maggioranza dei vigneti di Appiano si trova a un’altitudine media, compresa cioè tra i 400 e i 550 metri sul livello del mare, ed è pertanto adatta sia ai vitigni rossi che a quelli bianchi. Generalmente le varietà rosse necessitano di un tempo di maturazione più lungo e pertanto prosperano nelle zone più calde. Le varietà bianche, che maturano sensibilmente prima, preferiscono invece il clima fresco, anche perché ciò assicura quella maggiore acidità in grado di conferire ai vini bianchi la loro tipica vivacità, eleganza e durata.

Per la produzione di vini bianchi i grappoli vengono pressati e viene fatto fermentare solo il succo, mentre per la produzione di vini rossi le uve vengono fatte fermentare sul mosto che include anche bucce e raspi. Dalla buccia si liberano infine i colori e i tannini.

Varietà che convince

Ad Appiano si coltivano circa venti vitigni diversi.

I vini bianchi costituiscono circa due terzi della produzione. Tra essi sono presenti soprattutto Pinot bianco, Sauvignon, Gewürztraminer, Chardonnay e Pinot grigio.

I vini rossi costituiscono un terzo della produzione e comprendono soprattutto Pinot nero, Merlot e Cabernet, nonché le varietà autoctone Schiava e Lagrein.

Vitigni autoctoni: Schiava e Lagrein sono le varietà autoctone dell’Alto Adige e vi vengono coltivate da secoli. Come molte altre varietà, però, non è possibile determinare con certezza il loro luogo di origine. La viticoltura biologica rinuncia del tutto ai pesticidi e ai fertilizzanti di origine chimico-sintetica nonché ai diserbanti. Ma anche la viticoltura convenzionale in Alto Adige privilegia, ove possibile, i fertilizzanti organici.

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